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I 100 campanili di Venezia

itinerari

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di Luisa De Salvo

Dopo cinquecento anni di trasformazione urbanistica di Venezia, solo i campanili sono rimasti quasi intatti a spezzare l'orizzontalità dell'ambiente e la quiete secolare: scandiscono un tempo che passa ma non scompare. Basterebbe ammirare la notissima "Veduta di Venezia" del 1500 di Jacopo de' Barbari per comprendere quanto i campanili siano sempre stati parte preponderante del meraviglioso equilibrio urbanistico di Venezia.
Oggi sulla laguna ne svettano circa un centinaio in quanto, soprattutto nel corso dell'ottocento, ne sono stati abbattuti una decina e nel XIX secolo mozzati alcuni perchè pericolanti.
Rimane ancora qualche campanile "pendente" (San Giorgio dei Greci, Santo Stefano e San Pietro di Castello) per la gioia dei turisti che si fermano attoniti entrando nei campi omonimi o si divertono a far foto fingendo di sorreggerli. A Venezia gli artisti si sono sbizzarriti a costruire campanili anche con forme diverse dalla classica torre e cella campanaria: taluni infatti sono costituiti solo dalle campane montate sopra il tetto della chiesa (come per la Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo).
A dispetto della loro onnipresenza, i campanili sono considerati monumenti secondari in confronto alle chiese che accompagnano, probabilmente per le poche decorazioni di rilevanza artistica e la difficoltà di restaurarli. Solo quelli in peggiori condizioni o in pericolo statico sono degni di interventi di risanamento. Il loro valore rimane, comunque, ancorato alle campane che rappresentano, tutt'ora, una considerevole collezione di bronzi, molti dei quali non più originali a causa della trasformazione in cannoni durante l'epoca napoleonica.
Nati come torri di avvistamento o torri-faro di segnalazione, nei secoli sono diventati tanto importanti da dare il nome a numerose calli veneziane (Calle del Campanile a S.Maria Zobenigo, Calle del Campanile a S.Canciano) e lavoro a centinaia di campanari addetti alla cura, al suono e alla carica manuale degli antichi orologi. Oggi molti carillon sono gestiti con un sofisticato sistema informatico che trasmette a motori e martelli i comandi per la riproduzione di melodie preconfezionate.
Rimangono fortunatamente alcuni primati di eccellenza: il più antico è il campanile di San Marco, chiamato affettuosamente el parón de caxa (il padrone di casa), che cominciò a sorgere nell'888 e nel tempo venne colpito da fulmini, terremoti fino al rovinoso crollo del 1902 che salvò solo la campana maggiore, la Marangona. Durante la Repubblica di Venezia alcuni reati erano puniti col suplissio dela cheba ovvero con l'esposizione del condannato in una gabbia appesa alla torre. I rintocchi delle campane di S. Maria Gloriosa de Frari indicavano la convocazione del Maggior Consiglio insieme a quelle di S. Marco, S. Francesco della Vigna e S. Geremia. Il più apprezzabile è quello della Madonna dell'Orto per singolarità di disegni e regolarità di costruzione. Tra i moderni sono da citare quello con colonne di S. Pantalone e quello di S. Bartolomeo, eretto nel 1754.
Benché sia rimasto poco di un mondo fatto di campane, campanili e campanari, sistemi di montaggio, peso dei bronzi, incastellature di sostegno, fonderie, nella serenissima Venezia è ancora possibile 81ascoltare nitidamente il suono delle campane che altrove si inquina con i rumori del traffico cittadino. Per questo, finché ci sarà possibile, ascoltiamo il din, don, dan che viene dall'alto.