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Il percorso e le osservazioni

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Raggiunta la Locanda Alla Valle, semplice locale ospite di una casa mezzadrile, si percorrono i duecento metri di strada asfaltata che taglia trasversalmente l'esile striscia territoriale dei Salsi.
Giunti al margine delle valli da pesca si parcheggia l'auto. In questo punto inizia l'escursione, che risalendo l'ampio argine di contenimento di Valle Dogà, detto argine S. Marco, consentirà di raggiungere l'abitato di Caposile, ovvero la confluenza tra Taglio del Sile e Piave Vecchia.
Si prende quindi a destra e si inizia il percorso seguendo le tracce di sentiero lasciate dai cacciatori lungo la recinzione che segna il perimetro nord-orientale di Valle Grassabò.
È interessante, nel breve tratto che precede l'argine di confine con la contigua Valle Dogà, il paesaggio della stessa Valle Grassabò, caratterizzato da discontinui apparati di barena alternati ad ampi specchi acquatici liberi, questi ultimi indicati con la suggestiva denominazione di 'Il Lago della Messa di notte'. La modesta salinità delle acque di tale bacino, collocato in posizione estrema rispetto alle chiaviche di alimentazione della acque montanti di marea, è testimoniata dalla presenza sulla stessa barena di estese coperture monospecifiche di giunco, ciperacea moderatamente alofila.

Percorsi circa 300 mt una foltissima boscaglia di rovo e robinia che in questo punto ha invaso l'argine impedisce il passaggio.
Si compie quindi una lieve deviazione, scendendo al ripiano di sponda del fosso, verso destra e si procede così fino all'estremità del bosco spontaneo.
Si entra quindi a contatto con la grande Valle Dogà ed il paesaggio muta, acquisendo complessità architettonica ed estetica, pur nella costante planarità che riduce virtualmente a due sole dimensioni degli elementi che ne caratterizzano la struttura.
Nei suoi 1600 e più ettari, infatti, Valle Dogà esprime la sintesi più completa di tutti gli elementi tipici del paesaggio della valle da pesca, frutto di un perenne compromesso tra geometrie antropiche e naturalissimo disordine.
Termina dunque l'antiestetica recinzione, ma si interpone ora, tra l'argine e le superfici vallive, un fossato ed una fitta barriera di rovo cresciuta sull'argine interno del piccolo corso d'acqua.
La funzione assunta dagli elementi di delimitazione fisica degli spazi vallivi è propriamente difensiva ed appare evidente che il compito ad essi affidato, ovvero l'assoluta interdizione di accesso agli estranei, risulta svolto egregiamente.
Tutto questo ovviamente trae ragione non solo e non tanto dalla determinata difesa del principio di inviolabilità della proprietà privata, quanto dalla necessità di impedire l'accesso dei pescatori di frodo alle peschiere.
Il furto di pesce, catturato nottetempo grazie a rapide sortite attraverso le smagliature degli apparati di difesa, causava infatti sino ad anni recenti sensìbili danni all'economia delle stesse valli da pesca.
Se si esclude il limite rappresentato dall'ostacolo visuale che la siepe spontanea di rovo, sanguinella e pruno spinoso crea per taluni tratti del percorso, bisogna riconoscere il notevole interesse naturalistico del complesso insieme di biotopi formano appunto dalla siepe, dal fossato alimentato con acque dolci e dal canneto che si addensa presso le sue sponde.
Procedendo in silenzio lungo la traccia che si inoltra alternativamente nel medicaio o tra intricati sterpi che crescono sull'ampia dorsale dell'argine, è facile osservare la tartaruga palustre che si crogiola al sole o la gallinella d'acqua che si allontana agitando ritmicamente la coda tra le foglie galleggianti di ninfea bianca, od ancora il martin pescatore che sfreccia a pelo d'acqua, offrendo alla vista fugaci tracce cromatiche di arancione e turchese.

 

Il percorso si sviluppa in un ambiente sospeso tra valle e campagna, con il paesaggio agrario dei Salsi, fatto di appezzamenti a colture diverse e di piccole abitazioni rurali sparse lungo la rotabile che costeggia il basso Sile, che evidenzia la propria semplice ed antica struttura. Si alternano sulla destra, oltre le alberate e i cespuglieti di robinia e sanguinella cresciuti lungo la scarpata dell'argine, piccoli vigneti, medicai e campi a cereali: il tutto nel segno di una agricoltura ancora a dimensione d'uomo, dove la grande meccanizzazione stenta tuttora ad affermarsi nel quotidiano lavoro di conduzione del fondo.
Sulla sinistra si apre invece, a tratti, il vasto paesaggio vallivo dei 'Brusai'. Si tratta di un grande specchio d'acqua di modestissima profondità media (30-45 cm), sparso di esili e rare barene.
Qui sostano con particolare frequenza nei mesi primaverili ed autunnali numerose specie di uccelli acquatici, attirati dall'abbondante pastura di cui sono ricchi i fondali melmosi.
Sono i grandi aironi tuttavia a segnare con una certa frequenza le sagome austere degli ardeidi che sostano ai margini della barena o che si muovono con elegante circospezione intenti alla ricerca del cibo, costituiscono infatti un elemento caratteristico di questa palude salmastra, ricca di riflessi e di toni cromatici mutevoli. Qui sostano con particolare frequenza nei mesi primaverili ed autunnali numerose specie di uccelli acquatici, attirati dall'abbondante pastura di cui sono ricchi i fondali melmosi. Sono i grandi aironi tuttavia a segnare con una certa frequenza le sagome austere degli ardeidi che sostano ai margini della barena o che si muovono con elegante circospezione intenti alla ricerca del cibo, costituiscono infatti un elemento caratteristico di questa palude salmastra, ricca di riflessi e di toni cromatici mutevoli.

Si giunge quindi, avendo percorso poco meno di metà dei tre chilometri e mezzo complessivi, all'altezza di una casa colonica. Sulla destra, oltre il perimetro vallivo, si può osservare ora una fascia di bosco, collocata su un isolotto di forma arcuata e composta da robinie e da salici bianchi, spesso sofferenti o rinsecchiti per la salsedine. Si tratta di uno dei rari elementi verticali del paesaggio vallivo e la sua massa lineare, infoltita alla base da grovigli fitti di rovo, tamerice, pruno spinoso e ligustrello, spicca nettamente sugli orizzonti piatti, stagliandosi con l'importanza maestosa di una piccola foresta. L'esile frangia di bosco collocato sul limite del settore vallivo alimentato con sole acque dolci riveste tuttavia ben altra importanza: essa ospita infatti uno dei santuari naturalistici della Laguna nord di Venezia, ovvero una folta colonia di nidificazione di ardeidi. Sostando sull'argine ed aiutandosi con un buon binocolo, si può osservare agevolmente nei mesi di maggio e giugno il fervore e l'animazione concitata che pervadono il piccolo bosco.
Voli incessanti, incontri e baruffe, il tutto in un costante e sommesso gracchiare, con la massa scura della vegetazione arborea che appare costellata delle candide sagome delle garzette intente ai cerimoniali nunziali.

Si prosegue ora costeggiando appunto la valle dolce dei 'Tomboli', dove le formazioni di barena occupano nuovamente una consistente fascia periferica.
E' questo il settore dove maggiormente sosta l'avifauna che frequenta Valle Dogà in tutte le stagioni; qui riposano e pasturano nelle notti dell'autunno, nell'inverno e nella primavera, branchi di morette e di alzavole.
Qui sono stati osservati alcuni degli ospiti più rari della laguna, quali le spatole, l'aquila anatraia minore ed il maestoso falco pescatore. La specie che con maggiore frequenza vi si osserva, tuttavia, è il germano reale, che colonizza in permanenza gli specchi acquatici dolci a basso fondale, allevandovi la prole e riunendovisi in consistenti branchi nei mesi invernali.
Il percorso affronta ora il tratto conclusivo dell'escursione. Si raggiunge l'estremità nord-orientale della Valle dove si trova una vecchia casa colonica occupata dal personale addetto alla sua conduzione. L'argine termina quindi in un groviglio impenetrabile di arbusti, per cui si prende brevemente a destra, lungo una capezzagna rurale, poi a sinistra, al margine di un appezzamento coltivato, sino a raggiungere la vicina rotabile che costeggia il Taglio del Sile. Si prende ancora a destra e attraverso il ponte di barche si è, in breve, a Caposile.

 

Il testo e le foto riportate su questa pagina sono liberamente estratti, per gentile concessione dell'editore, dal libro 'Escursioni LAGUNA NORD VENEZIA' , scritto da Michele Zanetti, della serie Itinerari Fuoriporta pubblicato dalla Casa Editrice CIERRE Edizioni, Via Ciro Ferrari 5, 37060 - Caselle di Sommacampagna (VR)
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